La fine di settembre a Roma porta sempre con sé quell’aria sospesa tra la fine di una (sempre più lunga) estate e l’inizio di qualcosa di nuovo. Per noi del gruppo di ricerca PAD, l’autunno non significa soltanto rientrare nelle aule universitarie: è l’occasione per dare forma a nuove idee, aprire nuovi percorsi, accendere nuove conversazioni.

Con l’anno accademico 2025/2026 ripartono infatti due corsi che sono il cuore della nostra attività didattica presso l’Università di Roma Tor Vergata (clicca sui link per accedere alle pagine dei corsi):

Due corsi collegati, due classi lievemente diverse, ma un’unica domanda di fondo: che cosa accade alla mente umana quando abita gli ambienti digitali e incontra l’IA?


PAD: Esplorare la Psicologia degli Ambienti Digitali

Il corso triennale parte dalle basi: come le tecnologie digitali trasformano percezione, attenzione, memoria, comportamento e relazioni. Si va dalle notifiche che catturano lo sguardo allo scroll infinito, dal fenomeno della digital amnesia fino alle nuove forme di intimità mediate dalle app di dating.

Un’attenzione particolare è rivolta al linguaggio e alla comunicazione online: emoji, GIF, meme, algoritmi come mediatori semantici ed emotivi. Qui entrano in gioco fenomeni culturali contemporanei come la viralità dei contenuti e il cosiddetto brain rot, che diventa oggetto di analisi psicologica al pari dei grandi classici della disciplina.

Lo scopo non è solo descrivere, ma offrire strumenti critici: aiutare studentesse e studenti a orientarsi in una società iperconnessa, comprendendone rischi, opportunità e nuove forme di socialità.


PAD 5: True Colors

Il corso magistrale porta l’analisi a un livello più profondo e teorico. Qui la psicologia incontra direttamente l’Intelligenza Artificiale: non solo come strumento tecnologico, ma come vero e proprio interlocutore cognitivo.

Si parte dalla storia dell’IA, dai miti antichi fino alle reti neurali contemporanee, per arrivare alle domande più radicali: le macchine possono essere coscienti? Possono simulare emozioni? E che cosa significa, per noi, attribuire loro intenzioni e personalità?

Gli argomenti toccano temi cruciali: chatbot terapeutici, relazioni affettive con l’IA, modelli predittivi e sorveglianza digitale, rappresentazione di genere negli algoritmi. Non si tratta solo di studiare “cosa fa l’IA”, ma di riflettere criticamente su cosa ci dice di noi stessi il modo in cui costruiamo e utilizziamo queste tecnologie.


Un laboratorio condiviso

In entrambi i corsi, la lezione non è mai soltanto frontale. Discussioni seminariali, casi studio, progetti di ricerca e attività co-curriculari permettono di mettere alla prova concetti e strumenti, sperimentando approcci interdisciplinari che spaziano dalla psicologia alla filosofia, dalla storia della scienza alle tecnologie digitali.

Perché lo spirito di PAD è questo: non limitarsi a osservare il cambiamento, ma entrarci dentro, con curiosità critica e con la consapevolezza che ogni ambiente digitale è anche, inevitabilmente, un ambiente psicologico.


L’anno accademico si apre così, con due viaggi paralleli che condividono la stessa direzione: esplorare il rapporto tra esseri umani e tecnologie emergenti. Sarà un percorso intenso, fatto di domande difficili, di letture e film da discutere, di podcast da ascoltare e di nuove ricerche da avviare insieme.

E come ogni anno, sarà soprattutto una comunità in cammino: fatta di studenti e studentesse, docenti, ospiti — perché no — anche dei gattini che abitualmente animano le slide di PAD, che da sempre ci ricordano che l’intelligenza non è mai una sola.

Benvenutə al nuovo anno di Psicologia degli Ambienti Digitali.


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